Neve, slitte, renne, conifere, gente che si infila nei camini… Qualora non ci aveste mai fatto caso qualcuno ha impostato il Natale seguendo una vaga sottotraccia nordica e qualcun altro – la maggior parte di noi in realtà – ha deciso che andava bene così. E in fondo va bene così, perché l’inverno ci fa venire in mente il nord e perché poi a Ferragosto festeggiamo come se non ci fosse un domani (e a consultare certi menù il domani in effetti non è una certezza).
Però questo non vuol dire che non esista un Natale terrone o che non gli si possa dare un’impronta più nostra, più allegra, più viva. Più terrona insomma.
Ecco quindi qualche suggerimento per cambiare stile e polo al vostro Natale, con buona pace della tradizione lappone, del caro-abete e della Coca Cola Corporation.
L’albero di Natale
Ecco, cominciamo dalle basi. L’albero di Natale è tradizionalmente un abete. Che per chi non lo sapesse è una conifera, ovvero quella roba misteriosa che affiancava muschi e licheni nel sussidiario delle elementari.
Dopo un rapido consulto di Wikipedia possiamo dire con certezza che la conifera è un albero tipico delle montagne e – ci perdonino i partigiani dell’Appennino – non richiama particolarmente il sud. Al contrario dell’ulivo invece, che potrete trovare anche su ebay in una comoda versione bonsai, e che potrete addobbare per Natale. L’idea non è nostra ma dell’associazione Made in Taranto, che due anni fa lanciò una campagna promozionale che voleva porre un argine (quantomeno comunicativo) alla piaga della xylella, il batterio che da qualche anno sta mettendo in crisi tante aziende agricole pugliesi.
L’ulivo come albero di Natale quindi, una proposta curiosa, terrona e senza sottointesi porno. Che volete di più? (Se la risposta è “i sottointesi porno” vi consigliamo di rivolgervi al comune di Civitanova Marche e alle loro ormai celebri pornopalme di Natale, ma questa è un’altra storia).